“Tempus loquendi, tempus tacendi”
Sigismondo Pandolfo Malatesta, per quanto uomo appassionato e innamorato, aveva un carattere forte e indomito e difficilmente si lasciava piegare.
Era ben conscio del fatto che l’amore è istinto e passione, ma era altresì ben consapevole del fatto che non gli era concesso di governare in preda a questi sentimenti, il bene della corte infatti doveva essere sempre garantito.
Qualche cosa di singolarmente strano dev’essere stata la corte di Rimini sotto l’audace condottiero Sigismondo Malatesta. Della sua confraternita, di cui egli era chiamato “re”, fecero parte, tra gli altri, artisti, filosofi, poeti ed eruditi: Leon Battista Alberti, Giorgio Gemisto Pletone, Matteo de’ Pasti, Roberto Valturio, Basinio da Parma, Agostino di Duccio, Matteo Nuti, Piero della Francesca, Giusto de’Conti, Bonifacio Bembo, Tobia del Borgo, Porcellio, Trebbiano, Biondo da Forlì, Francesco Filelfo, Gaspare Broglio Tartaglia… e alcuni di loro il Malatesta onorò a tal punto da accoglierne le salme nello stesso Tempio nel quale aveva disposto la sepoltura per se stesso.
«Per Ezra Pound la sua vita fu “un fallimento all’altezza dei migliori successi dell’epoca”